La visione è tra gli atti cognitivi, uno tra i più importanti che ognuno di noi dispone per correlarsi con il mondo esterno dal quale trae informazioni di importanza vitale ai fini della conoscenza e della interrelazione tra individui, tra questi e l’ambiente, in ultima analisi la sopravvivenza.
Per raggiungere questo obbiettivo abbiamo bisogno di muovere continuamente gli occhi, questo è un processo estremamente complesso, in quanto sottoposto ad elaborati controlli per una finissima regolazione motoria dei globi oculari.
Questo processo inizia con l’attivazione di un gruppo ben definito di neuroni, e termina con la contrazione di alcuni muscoli oculari ed il rilassamento di altri. I movimenti oculari, svolgono una funzione ben precisa: permettono la percezione visiva, cioè l’elaborazione di informazioni provenienti dal mondo esterno attraverso la visione.
La visione inizia quando la luce riflessa dalle cose che ci circondano, dall’ambiente, dalla scrittura penetra nell’occhio e raggiunge la retina, modulando l’attività dei fotorecettori.
L’acuità visiva (definibile come la chiarezza della visione, la capacità cioè del sistema di risolvere e percepire i più fini dettagli nella scena visiva) non è uniforme nel campo visivo: è massima nella regione centrale, in corrispondenza della fovea, cioè la parte della retina dove vi è la massima densità di fotorecettori, e decresce in maniera esponenziale spostandoci verso la periferia di essa.
All’interno della fovea l’acutezza visiva non è uniforme ma raggiunge l’apice in una regione molto piccola detta foveola, un’ area di appena 0.3 mm di diametro, che copre circa un grado di angolo visivo .
Malgrado la sua piccola dimensione, la fovea riveste un’enorme importanza nell’elaborazione dell’informazioni visiva: infatti il 50% della corteccia visiva è dedicata all’elaborazione delle informazione provenienti dalla fovea, nonostante questa rappresenti solo l’1% della superficie retinica.
Viene subito da chiedersi come mai solo all’interno della fovea si ha quella acuità visiva tale da permette una visione distinta e dettagliata delle cose.
Questa strategia risponde a delle esigenze di economia gestionale delle informazioni che arrivano dal mondo esterno tramite questa finestra relazionale, al nostro SNC.
Il vantaggio di questa ingegnosa soluzione è il risparmio cibernetico, in termini di quantità di informazioni trasmesse: infatti se in tutta la retina avessimo lo stesso livello di acuità visiva presente nella fovea, la quantità di informazioni in ingresso sarebbe tale che per elaborarle avremmo bisogno di una corteccia visiva centinaia di volte più grande!
La soluzione del problema: quantità di informazioni trasmesse e qualità di queste in termini di acuità visiva, viene risolta da uno stratagemma che ha dell’incredibile: dei movimenti rapidissimi dell’occhio che di volta in volta portano il centro di interesse all’interno della fovea.
Quindi, da un punto di vista funzionale i movimenti oculari permettono di orientare lo sguardo, o più precisamente la linea di sguardo, che è quella linea immaginaria che connette l’oggetto osservato al centro della fovea, in modo che la proiezione sulla retina dell’oggetto di interesse si trovi in prossimità se non addirittura all’interno della fovea.
Una geniale soluzione evolutiva che permette al nostro sistema visivo di analizzare velocemente e in dettaglio gli elementi salienti dell’ambiente circostante, ed in particolare quello che in quel momento ci interessa, mettendo in secondo piano il resto.
Un’altra importante funzione dei movimenti oculari è la stabilizzare lo sguardo sulla mira nel caso in cui l’oggetto osservato, l’osservatore o entrambi siano in movimento: infatti per mantenere una accettabile qualità della visione è necessario che la velocità dello scivolamento retinico, ovvero lo slittamento dell’immagine proiettata sulla retina sia inferiore a 2°- 3°/sec.
I due obiettivi funzionali dei movimenti oculari: orientare, stabilizzare e mantenere lo sguardo, sono raggiunti attraverso due grandi classi di movimenti: i movimenti rapidi, anche detti movimenti saccadici, e i movimenti lenti anche detti smooth pursuit. Ci occuperemo dei primi.
I movimenti saccadici
I movimenti saccadici sono movimenti estremamente rapidi che consentono di spostare lo sguardo da un punto periferico del campo visivo, a quello di interesse. Un esempio di saccadi sono quei movimenti con i quali spostiamo lo sguardo da una parola all’altra durante la lettura del testo che segue.
Ma una cosa sconvolgente è che i movimenti saccadici sono finalizzati cognitivamente a quanto ci proponiamo di osservare. Nell’osservare la stessa scena i movimenti saccadici variano al variare delle informazioni che dalla scena vogliamo acquisire.
Abbiamo chiesto al paziente di osservare la figura, e ne abbiamo registrato i movimenti oculari, ci siamo accorti che il pattern del movimento variava notevolmente in relazione a cosa chiedevamo cognitivamente al paziente.
I movimenti oculari quando abbiamo chiesto di osservarla liberamente
I movimenti oculari quando abbiamo chiesto di capire l’età dei personaggi
I movimenti oculari quando abbiamo chiesto ricordare il loro abbigliamento
I movimenti oculari quando abbiamo chiesto ricordare i particolari della stanza.
Ma analizziamo più in dettaglio questi movimenti.
Le saccadi, abbiamo già detto, sono movimenti rapidi e coniugati degli occhi e sono utilizzati per orientare la fovea verso una nuova posizione nella scena visiva.
Le saccadi possono essere controllate in maniera volontaria: quando siamo noi a decidere quando e dove spostare lo sguardo, possono essere generate in maniera riflessa / involontaria, in risposta ad uno stimolo improvviso, come per esempio quando qualcosa compare nella periferia del nostro campo visivo attirando la nostra attenzione e il nostro sguardo.
La latenza di un movimento saccadico in risposta ad uno spostamento dell’oggetto osservato o alla comparsa di un nuovo stimolo nella periferia visiva, si aggira intorno ai 100-150 msec, ed è influenzata da numerosi fattori quali la luminosità, la distanza del bersaglio, la presenza di distrattori, mentre la velocità può raggiungere i 900° / sec.
Lo scopo principale del sistema oculomotore consiste dunque di portare sulla fovea l’oggetto di interesse, e di mantenerlo su di essa per il tempo necessario affinché possa essere osservato nei minimi dettagli.
Questo sistema di controllo utilizza una via effettrice costituita dai motoneuroni allocati nei nuclei del III (Oculomotore comune) – IV (Trocleare) – VI (Abducente): localizzati a livello ponto-mesensefalico, i quali possono generare un’attività di tipo Pulse e o una attività di tipo Step.
L’attività pulse: consiste in una scarica ad altissima frequenza, che determina un’energica contrazione del muscolo agonista, finalizzata a vincere le forze di inerzia e le forze elastiche che si oppongono al movimento.
L’attività step: una volta acquisita la mira, necessita mantenere questa all’interno della fovea, è necessario pertanto un segnale tonico, proporzionale alla posizione dell’occhio nell’orbita e che ne contrasti il ritorno elastico-inerziale.
Il segnale step, di frequenza più bassa rispetto al segnale pulse, mantiene l’occhio fermo nella nuova posizione. Fermo si ma non troppo, in quanto se l’occhio rimanesse completamente fermo, i fotorecettori andrebbero rapidamente in saturazione e quindi ad un esaurimento funzionale con rapida caduta della acuità visita. (Effetto Troxler)
Quindi deve esistere anche un altro tipo di movimento oculare durante la fissazione, al fine di evitare il fenomeno di adattamento locale, sono dei piccoli movimenti continui ed inconsci degli occhi, di ampiezza 10-15 minuti d’arco. Sono costituiti da:
- DRIFT – movimenti lenti di deriva che fanno muovere la fovea sull’immagine dell’oggetto fissato.
- FLICK – sono dei piccoli movimenti saccadici che fanno ritornare la fovea sul bersaglio dopo che il drift l’ha allontanata troppo da esso.
I movimenti saccadici hanno le seguenti caratteristiche:
- Sono estremamente veloci: La loro velocità può raggiungere i 900 °/sec. e ciò è molto utile in quanto durante la loro esecuzione la visione viene sospesa per evitare il disturbo causato dallo scivolamento dell’immagine sulla retina.
- Sono estremamente rapidi: Il movimento dura frazioni di secondo, ed in particolare inizia 0.2 secondi (latenza) dopo l’individuazione del bersaglio e viene portato a termine in circa 100 msec (tempo d’esecuzione).
- Sono di natura balistica: Una volta che il processo neuronale che provoca il saccadico è iniziato, il sistema di controllo non è in grado di generarne un altro prima di 0.2 sec., indipendentemente dal comportamento del bersaglio.
Si ipotizza che esistano tre meccanismi che operino in parallelo
Area decisionale.
Corteccia frontale
Programmazione e controllo del movimento
Nelle aree visive frontali esiste una mappa spaziale delle posizioni verso le quali è possibile portare una saccade. In questa zona si organizzano le saccadi in base ad una mappa di salienza.
Corteccia parietale
Scelta della posizione dell’oggetto di interesse: La corteccia parietale partecipa alla selezione delle zone nello spazio sulle quali portare lo sguardo, ed è strettamente legata all’elaborazione attentiva degli stimoli. Stimoli e posizioni spaziali oggetto del nostro interesse e della nostra attenzione ed per gli obiettivi correnti, hanno carattere prioritario ed hanno maggiore probabilità di diventare bersagli di future saccadi.
Area di esecuzione del movimento
- Il Collicolo superiore
Riceve informazioni sia dalla retina che dalla corteccia visiva primaria.
La sua posizione è strategica, in quanto permette di programmare molto velocemente (100 msec) le saccadi dirette ad oggetti o posizioni spaziali che sono divenute improvvisamente oggetto di interesse.
Trasforma le afferenze visive in comandi oculomotori.
- A livello del ponte, un area della formazione reticolare, la Formazione Reticolare Parapontina Mediana controlla i movimenti saccadici, in particolare quelli orizzontali.
Nella Formazione Reticolare Parapontina Mediana sono stati identificati quattro tipi di neuroni che sono attivi durante i movimenti saccadici:
Neuroni Burst
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- Svolgono un ruolo fondamentale nel processo d’inizio del movimento saccadico e nella regolazione della sua ampiezza.
- Possono venire eccitate da afferenze vestibolari, visive e volontarie.
- Sono dei neuroni che si attivano all’improvviso, circa 10 millisecondi prima dell’inizio del movimento.
- Scaricano a raffica durante l’esecuzione della saccade, ed il numero d’impulsi è proporzionale all’ampiezza del movimento saccadico (possono arrivare anche a 1000 impulsi al secondo).
- È una scarica neurale estremamente potente in quanto per vincere l’inerzia legata al fatto che il globo oculare è immerso in una struttura elastica, dove sono presenti forze inerziali elevatissime, p la depolarizzazione dei motoneuroni che vanno ai muscoli estrinseci dell’occhio deve essere di tipo esplosivo.
- Cessano la loro attività appena prima che l’occhio raggiunga la nuova posizione, e rimangono silenti fino alla saccade successiva.
- Essendo però i neuroni Burst estremamente eccitabili, esiste un’altra popolazione di neuroni che controlla l’attività dei neuroni burst: sono i Neuroni Ominipausa che si attivano negli intervalli tra due saccadi come vedremo meglio in seguito.
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Neuroni Tonici
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- Hanno il compito di trasmettere segnali sulla posizione degli occhi e sono attive durante l’esecuzione di tutti i movimenti oculari.
- Un cambio di posizione degli occhi viene associata ad una concomitante variazione della frequenza di scarica di tutti i neuroni tonici: alcuni aumentano la loro attività mentre altri la diminuiscono in base alla nuova posizione assunta. In questo modo il sistema nervoso centrale riceve le informazioni sulla posizione degli occhi nelle orbite.
- Durante la fissazione scaricano a frequenza costante; questa frequenza cresce linearmente all’aumentare della rotazione laterale dell’occhio.
- Durante i movimenti saccadici la loro attività passa dal livello costante che aveva prima del movimento, ad un nuovo livello post saccadico con frequenza di scarica più elevata.
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- Neuroni Burst Tonici
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- Scaricano a frequenza costante durante la fissazione, mentre presentano un’attività a raffica durante i saccadi laterali. Aumentano la loro frequenza di scarica con la rotazione laterale degli occhi.
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Neuroni Omnipausa.
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- Questi neuroni normalmente scaricano ad una frequenza abbastanza costante, ma cessano completamente la loro attività durante i movimenti oculari. Si ritiene che la loro attività inibisca le cellule “burst”: la cessazione della loro scarica fa si che le cellule “burst” possano determinare l’insorgenza dei movimenti saccadici.
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Ogni qual volta che dalla corteccia o dal un labirinto arriva il comando, il troncoencefalo elabora una risposta motoria, il saccadico, appunto. Una volta che la risposta ha avuto luogo l’occhio si ritrova in una posizione eccentrica, per cui tenderebbe a ritornare in posizione centrale se non ci fosse una struttura che sia in grado di mantenere l’occhio nella posizione eccentrica raggiunta.
Se tutto funziona correttamente l’occhio è arrivato sulla mira e deve arrivarci con una precisione estrema, ricordiamo che bastano 2° di errore nella metria che l’acuità visiva decade del 50%.
Non deve essere corto da non arrivare perfettamente, né deve essere lungo da superare la mira, nel qual caso sarebbero necessarie delle saccadi secondarie di rifissazione.
Quindi ricapitolando:
Inizio movimento:
Troncoencefalo:
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- Neuroni Burst Eccitatori per gli agonisti e
- Neuroni Burst inibitori per gli antagonisti,
- Tenuti a freno dai neuroni omnipausa, che subito prima l’inizio del movimento cessano la loro attività.
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Stabilizzazione eccentrica dello sguardo:
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- Una struttura tronco-encefalica: L’integratore neurale
- Una struttura localizzata a livello cerebellare: Il flocculo ed il paraflocculo.
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Fine del movimento:
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- La popolazione dei neuroni omnipausa si attiva ad inibire e bloccare l’attività dei neuroni burst.
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Precisione del movimento:
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- Strutture poste a livello delle tonsille cerebellari: flocculo e Paraflocculo, ma sopratutto il verme ed il nucleo del fastigio.
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Quindi è a livello del troncoencefalo si ha lo start per l’inizio del movimento.
I neuroni Burst danno il segnale per iniziare il movimento. Questo segnale di tipo Pulse che indica quanto deve essere veloce il movimento e quale ampiezza deve avere. Infatti se il saccadico deve coprire una grande ampiezza deve avere una maggiore velocità considerando che comunque la durata deve essere costante, e precisamente al di sotto dei 100 millisecondi, tempo che è al di sotto della capacità di intervento dei meccanismi visivi di correzione del movimento stesso.
Ovvero non esiste un controllo retinico del movimento saccadico, non è la retina a ricollocare l’occhio se la posizione raggiunta alla fine del del movimento saccadico non è corretta ma la cosiddetta copia efferente. Quando decidiamo di eseguire un movimento saccadico, il movimento crea una copia teorica di se stesso (copia efferente) e la confronta con il risultato ottenuto. Se le cose combaciano allora tutto va bene ma se non combaciano è necessaria di una correzione, una correzione necessariamente troppo veloce per poter essere garantita dal controllo visivo.
Le saccadi devono essere garantite sia sul piano orizzontale che sul piano verticale, e sono garantite da strutture collocate collocate in strutture distinte.
- Per i movimenti orizzontali sono strutture situate nel ponte (formazione reticolare parapontina mediana PPRF) e sono funzionalmente correlate con il nucleo dell’abducente e il nucleo dell’oculomotore comune, per garantire attraverso il fascicolo longitudinale mediale (MLF) l’innervazione motoria per il retto laterale omolaterale e il retto mediale controlaterale, e contemporaneamente devono essere inibiti i muscoli antagonisti.
In realtà il nucleo dell’abducente contiene due popolazioni neuronali:
- una popolazione strettamente abducente che determina la contrazione del muscolo retto laterale ipsilaterale al nucleo stesso,
- e un’altra popolazione presente nel nucleo del VI, definita adducente, che da luogo ad un segnale che decussa la linea mediana, e arriva attraverso il fasciolo longitudinale mediale controlaterale al nucleo dell’oculomotore comune per innervazione del muscolo retto mediale controlaterale.
Questa considerazione è molto importante in quanto è possibile differenziare
- una lesione a livello pontino della Formazione Reticolare Parapontina Mediana
- una lesione del nucleo dell’abducente stesso
- una lesione del fascicolo longitudinale mediale
con quadri clinici caratteristici e differenti tra di loro.
- Per i movimenti verticali e torsionali provvede il mesencefalo ed in particolare il nucleo rostrale interstiziale del fascicolo longitudinale mediale, che si connette con i nuclei del trocleare (IV) e del nucleo dell’oculomotore comune (III) in particolare i nuclei di destra per i movimenti verticali e torsionali antiorari e i nuclei di sinistra per i movimenti verticali e torsionali orari.(22.24)
Quindi, è utile ribadire che, un paziente con difficoltà nello spostamento dell’occhio sul piano orizzontale bisogna sospettare una sofferenza del ponte o del nucleo dell’abducente. Se invece il paziente ha difficoltà nel movimento degli occhi sul piano verticale bisognerà ipotizzare una sofferenza mesencefalica con un interessamento del nucleo rostrale interstiziale del fascicolo longitudinale mediale.
Sempre per rimanere a livello tronco-encefalico, neuroni omnipausa, esercitano una azione inibitrice tonica e costante sui neuroni burst, e ancora più importante provvedono alla loro sincronizzazione.
Quindi i neuroni omnipausa non solo inibiscono i neuroni burst ma li devono inibire in modo sincrono, perché se questi neuroni scaricassero in maniera asincrona e caotica determinerebbero una contrazione non efficace dei muscoli estrinseci dell’occhio determinando due quadri estremamente caratteristici come il Flutter ( movimento rapido senza intervallo intersaccadico, e l’Opsoclono movimento oculare caotico in tutte le direzioni.
Il modello quindi potrebbe essere il seguente:
i neuroni Burst sono costantemente inibiti dai neuroni omnipausa. Alla comparsa di un target sul piano orizzontale, i centri corticali decidono di eseguire un movimento saccadico sul target.
Il primo comando è quello di inibire i neuroni omnipausa, per cui i neuroni Burst scaricano in maniera sincrona violenta. L’impulso arriva al nucleo del VI omolaterale e al nucleo del terzo controlaterale, e tramite la formazione reticolare gli stessi segnali vengono trasferiti ai neuroni Burst inibitori controlaterali per il rilascio dei muscoli antagonisti, e quindi la saccade può avere luogo.
Adesso l’occhio è in posizione eccentrica, ma essendo sospeso in una struttura fibro-elastica, questa tenderebbe a riportarlo in breve tempo al centro dell’orbita. La priorità è invece quella di mantenere l’occhio in posizione eccentrica, il che si realizza tramite un meccanismo attivo che prevede la funzione di una struttura tronco encefalica: l’integratore neurale, che garantisce un segnale di tipo Step a partire integrandolo dal segnale Pulse che abbiamo visto prima come starter della saccade.
Ai nuclei arriva prima un segnale Pulse che porta l’occhio in posizione eccentrica e quindi un segnale step che lo mantiene in eccentricità.
Il segnale Pulse è responsabile della velocità e ampiezza della saccade mentre il segnale step è responsabile della Stabilità e posizione dell’occhio in eccentricità.
- Per i movimenti orizzontali l’integratore neurale è costituito dal Nucleo Preposito dell’ipoglosso a livello pontino
- Per i movimenti verticali e torsionali in nucleo interstiziale di Cajal posto a livello mesencefalico .
Significa che:
- per muovere l’occhio sul piano orizzontale devono essere efficienti le strutture pontine,
- mentre per muovere l’occhio sul piano verticale devono essere efficienti le strutture del mesencefalo.
- Per mantenere l’occhio in eccentricità sul piano orizzontale ho bisogno del Nucleo preposito dell’ipoglosso
- mentre per mantenere l’occhio in eccentricità sul piano verticale ho bisogno del nucleo interstiziale di Cajal.
L’integratore neurale.
Come qualsiasi sistema che serva ad integrare dei segnali per renderli più efficaci, anche questo accumula un rumore interno che inevitabilmente falserebbe la stima dell’integrazione e quindi produrrebbe una risposta non consona.
Per cui, su un piano evoluzionistico, qualsiasi integratore, come l’integratore neurale, perde la sua capacita di risposta nel tempo altrimenti il rumore che riuscirebbe ad accumulare determinerebbe una risposta non corretta.
Il Cervelletto.
Per cui a completare la funzione dell’integratore neurale interviene il cervelletto che grazie alla sua correlazione funzionale con l’integratore neurale aumenta la costante di tempo (Kt), termine mutuato dalla matematica, che indica il tempo necessario perché una risposta raggiunga il 37% della risposta massima.
Senza l’intervento del cervelletto l’occhio avrebbe una costante di tempo così bassa che in appena 3 secondi ritornerebbe al centro dell’orbita, mentre con l’intervento del cervelletto, la costante di tempo aumenta ad un punto tale che possiamo mantenere l’occhio in posizione eccentrica praticamente per tutto il tempo che vogliamo.
Quindi a livello cerebellare, il flocculo ed il paraflocculo ventrale controllano l’integratore neurale e permettono all’occhio di rimanere in posizione eccentrica per un tempo indefinito.
Un’altra funzione del cervelletto è quella di controllare l’accuratezza del movimento saccadico ovvero la metria.
Cos’è che controlla la previsione del movimento? Sostanzialmente il verme dorsale ed il nucleo del fastigio caudale, tramite il controllo che questi nuclei esercitano sui neuroni burst pontini o mesencefalici, sia su quelli eccitatori che su quelli inibitori.
Sono questi nuclei a calibrare quanto debba essere potente il burst affinché l’occhio possa cadere esattamente sulla mira.
Ma come questi due nuclei interagiscono tra di loro?
Il verme dorsale esercita una inibizione tonica del nucleo del fastigio caudale, similmente a quanto fanno i neuroni omnipausa sui neuroni burst.
Questo gioco inibitorio consente al nucleo del fastigio di essere correttamente tarato per dare un corretto input ai neuroni burst, input condotto attraverso i peduncoli cerebellari superiori ( Fascicolo uncinato e fascicolo crociato).
Il nucleo del fastigio dorsale ha la funzione di accelerare il movimento dell’occhio per i saccadici che sono condotti controlateralmente e frenare il movimento dell’occhio per saccadici condotti ipsilateralmente. Dal comportamento dei due nuclei del fastigio dorsale nasce la metria, infatti se dobbiamo fare un saccadico verso destra, in relazione alla previsione del movimento, il nucleo del fastigio di sinistra accellera il movimento dell’occhio verso destra, mentre il nucleo del fastigio di destra lo frena in modo che il saccadico abbia termine non appena la mira è sulla fovea.
Valutazione bed-side del paziente.
Si analizza il comportamento dei suoi movimenti saccadici, in particolare si analizzano tre parametri:
Velocità dei movimenti: la velocità dell’occhio è funzionale alla saccade richiesta?
Metria: L’occhio arriva perfettamente sulla mira ?
Stabilità: L’occhio rimane sulla mira ?
Possiamo anche distinguere il comportamento di un saccadico da comando visivo, da comando verbale e saccadico auto-indotto perché le implicazioni diagnostiche sono ben diverse.
- saccadico da comando visivo: invitiamo il paziente a guardare una mira, uno spot che si accende a destra e a sinistra alternativamente in maniera random.
- saccadico da comando verbale: invitiamo verbalmente il paziente a guardare una mira posta a destra e a sinistra.
- saccadico auto-indotto: invitiamo il paziente a fare autonomamente quello che abbiamo chiesto prima verbalmente.
Ora, se il paziente è in grado di fare i saccadici da comando visivo ma non i saccadici da comando verbale o auto-indotti, molto probabilmente ha una sofferenza dei nuclei della base.
Mentre se il paziente non riesce a fare i movimenti saccadici da comando visivo allora dobbiamo pensare ad una sofferenza tronco-cerebellare.
Bisogna osservare se il movimento è lento, se una volta che l’occhio ha raggiunto la mira si mantiene sulla mira, se il movimento non è preciso ed ancora se sono presenti delle intrusioni saccadiche.
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- Riduzione della velocità (sofferenza tronco-encefalica: ponte per i movimenti sul piano orizzontale e mesencefalo per i movimenti verticali)
- Instabilità eccentrica (Sofferenza cerebellare)
- Dismetria (Sofferenza cerebellare)
- Intrusioni saccadiche (Sofferenza cerebellare)
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Nella valutazione della velocità del movimento è necessario confrontare il movimento verso destra ed il movimento verso sinistra, ma più che destra-sinistra è più utile eseguire uno stop al centro: destra-centro, sinistra-centro, perché se il cervelletto non è perfettamente funzionante, ricordando la funzione del nucleo del fastigio dorsale che accelera l’occhio controlateralmente e lo frena ipsilateralmente, quando l’occhio arriva dall’altro lato, l’occhio è già frenato dal nucleo del fastigio omolaterale quindi la bassa velocità a volte è poco apprezzabile. Mentre nello stop al centro l’occhio si trova alla sua massima velocità, e quindi se il cervelletto non funziona la riduzione della velocità è ben evidente.
Ottima relazione. Cercherei di far luce invece sul ruolo degli antisaccadici
L’argomento dei movimenti oculari antisaccadici, peraltro davvero affascinante, esplora funzioni corticali superiori più di interesse neurologico che vestibolare. Infatti mentre per i movimenti saccadici interviene, a livello decisionale, la corteccia dei campi oculari e frontali (A8) e dall’area supplementare (A7 – A9 – A10), segnali fatti convergere sul corpo del nucleo caudato, fatti uscire attraverso al via ultima comune data dal complesso substantia nignra- Globus pallidus interno e fatti arrivare al Talamo per ritornare ai punti di origine, per gli antisaccadici interviene la corteccia cognitiva delle aree prefrontale dorso-laterale per il circuito 1 e dalla corteccia orbito-frontale laterale per il circuito 2.
I due circuiti cognitivi che presiedono a funzione differenti ed in particolare, per quel che ci riguarda, il circuito 2 che presiede alle funzioni di “cambio strategia motoria”, filtra e reindirizza l’attività della corteccia dei campi oculari e frontali e dell’area supplementare. In realtà gli antisaccadici studiano l’attività della corteccia cognitiva delle aree prefrontale dorso-laterale ed orbito-frontale e la capacità dei nuclei della base di rimandare in corteccia un comando che deve invertire l’attività dell’area motoria prima detta.
Grazie per il feedback.
Pippo Pellitteri